“Lolita” di Vladimir Nabokov

Oh lettori e lettrici di questo spazio… Che libro ho appena terminato!
“Lolita” di Vladimir Nabokov è un classico senza tempo, uno tra i classici del ‘900 più controversi e discussi di sempre. La sua notorietà è stata anche spinta dalle due trasposizioni cinematografiche che sono state realizzate, prima nel ’62 e poi successivamente nel ’97.

All’epoca questa storia fece scalpore, venne rifiutata da tante case editrici per la tematica che porta con sé ma poi, una volta pubblicato da una coraggiosa casa editrice, non ha più smesso di stare al vertice dei classici intramontabili da leggere almeno una volta nella vita.
“Lolita” è un romanzo che ha radicato nelle sue pagine un argomento che tocca le corde più oscure e scabrose dell’essere umano. Credo però sia riduttivo definirlo “solo” un libro che racconta di pedofilia perché questa storia è molto, molto di più.
Andiamo per gradi ma credetemi se vi dico col cuore e la coscienza in mano, che parlare di questo pilastro della letteratura non è semplice.

"Lolita" di Vladimir Nabokov

La trama la conoscerete senz’altro tutti. Brevemente vi dico che ci vengono raccontate le vicende di Humbert Humbert, un uomo tutto d’un pezzo, colto e amante della letteratura che s’invaghisce della giovane Dolores, chiamata Lolita, una dodicenne arrogante, viziata, esuberante e maliziosa.
Quella di Humbert Humbert è la voce narrante, noi siamo con lui e lui è con noi in ogni attimo, azione e pensiero.
L’ambiguità regna sovrana, è un filo invisibile che percorre tutte le tappe della storia e questa ambiguità la si percepisce già nell‘incipit del romanzo che è diventato un colossal in ogni parte del mondo, chiunque lo conosce, anche le nutrie nell’Arno, i pinguini nel ghiaccio e i pappagalli nelle foreste.
Ma come mai questo incipit è diventato così famoso? Beh perché è un incipit che non passa inosservato. Sono frasi impattanti che delineano la trama, ti fanno sbirciare su cio che sarà. Già da quelle prime parole si percepisce la chiave di lettura, la potenza irriverente della storia e la passione ingestibile. Già dall’incipit l’autore ci mostra le tante sfaccettature del romanzo che non è “solamente” una storia relativa alla pedofilia, ma è anche un qualcosa che punta il riflettore sull’incapacità di crescere, di evolversi, di restare in stallo in uno stato emotivo immaturo, malato e completamente distruttivo e autodistruttivo. L’autore ci racconta, attraverso i personaggi, il rapporto distorto e malato ma anche la disillusione, l’enorme e spesso troppo fragile conflitto tra realtà e sogno.

La tematica è morbosa, questa impossibilità di gestire il desiderio è raccapricciante.
I pensieri e di conseguenza le azioni del protagonista fanno vomitare, sono scabrose. Il libro è scomodo e difficile da gestire. MA… Eccolo qua il “ma” che mi ha destabilizzata dall’inizio alla fine. Eccolo qua il “ma” che mi ha fatta lottare con e contro me stessa. Questo “odi et amo” che mi ha accompagnata in tutta la lettura.
La prosa, la tecnica, lo stile, la scrittura di Vladimir Nabokov sono un qualcosa di indescrivibile. La sua penna magistrale rende questo libro un’esperienza di lettura, non solo un romanzo da leggere. Lui insegna “come si scrive”. Per quanto mi riguarda, ad ora, c’è la scrittura di Nabokov e poi ci sono gli altri. Grazie alle sue capacità superbe e alla tanta ironia che mette in questo testo per stemperare un po’ il tema portante, questo romanzo non risulta MAI nocivo o pornografico. ANZI (ed è qui la follia più totale che mi ha fatto in parte odiare Nabokov), riesce a rendere questa vicenda quasi poetica.
L’oscenità qui narrata si scozza ogni istante con la prosa splendida e con questo suo modo di scrivere superbo che riesce a plasmare e spostare il focus dell’autore.

Tutto ciò mi ha portata a riflettere sull’importanza delle parole, su quanto l’essere umano possa traviare un concetto col solo perfetto utilizzo di discorsi costruiti ad hoc. Nabokov gioca con le parole, con la sua spiccata ironia e porta il lettore nella testa di un pervertito. Ma la cosa folle è che in un certo qual modo riesce a farti empatizzare con lui. E qui il lettore si sente annientato, completamente in balìa della sua penna. Si naviga in questa storia disturbata senza salvagente e nonostante si rimanga ancorati ai propri princìpi, io vi assicuro che la scrittura di Nabokov riesce quasi a rigirare le situazioni. Alla fine, in maniera assurda, si prova quasi compassione per l’inetto e miserabile Humbert Humbert e questo “SOLO” grazie al suo modo di raccontare.

Questo ragionamento mi ha levato l’aria.
Nobokov ha dato spettacolo con questo testo. Grazie ai suoi modi e alle sue parole t’induce a provare empatia per un qualcosa di estremamente terrificante. Più volte una parte di me ha dovuto urlare silenziosamente. Ho odiato Nabokov per questo ma dall’altra parte l’ho amato per la sua scrittura superba. Non avevo mai provato questo reale e concreto “odi et amo”.
Gli ultimi capitoli poi salgono ancora un altro gradino. Il registro cambia, l’atmosferia muta il suo colore, il finale dimostra e rende pienamente giustizia alla maestria dell’autore.

In questo romanzo ci sembra di camminare su di un filo, proprio come se fossimo degli equilibristi.
E si tentenna perché abbiamo a che fare con un maestro troppo bravo. Ci mette alla prova, costantemente.
Quante emozioni… Ci viene da compatire, poi subito da giudicare. Si attende e poi si corre, c’è l’oscurità e la poesia, il contenuto moralmente raccapricciante e la magistralità.
“Lolita” di Vladimir Nabokov è un’esperienza di lettura che si ama e si odia.

Per chi è? Essendo un classico, un pilastro della letteratura del ‘900 mi sento di consigliarlo a chiunque. È chiaro che si va incontro in maniera consapevole ad una storia malsana che sa perfettamente come disturbare il lettore. Ma se si riesce a fare quel passettino in più, ad andare un filo oltre la mera sinossi, si scopre un enorme urlo verso la società ed una penna pazzesca che riesce a fare tutto quello che vuole, perfino rigirare le persone. Leggete Nabokov per capire la sua potenza.

E adesso miei cari lettori e lettrici di questo spazio, ho decisamente bisogno di una lettura che sia per me un qualcosa di comfort, di “sicuro”. Torno da Franco Faggiani con le sue storie piene di descrizioni naturalistiche, ma per scoprire il titolo dovete aspettare il prossimo articolo.
Buona giornata a tutti!