Un caffè amaro

Io mi rendo perfettamente conto di essere assurda e via via che vado avanti nella vita questo pensiero mi viene sempre confermato, da una parte o dall’altra.
Proprio ieri, dopo pranzo, mi sono fatta il solito caffè e fin qui tutto regolare.
Poi la radio del mio cervello ha iniziato a farmi canticchiare la famosa canzoncina “Il caffè della Beppina non si beve alla mattina né col latte né col tè ma perché perché perché..” e non negate l’evidenza, so che avete letto queste parole intonandole con la melodia giusta.
Comunque, il pensiero che ho formulato è stato il seguente: io prima bevevo il caffè macchiato, dopodiché sono passata al caffè con un cucchiaino di zucchero ed infine, dopo svariate smorfie, ho iniziato ad amare il caffè nero, quello amaro.
Analizzando un attimo questo mio percorso con la caffeina, ho dedotto che nella vita alla fin fine i gusti possono cambiare e si può anche imparare ad amare ed apprezzare una cosa che inizialmente non ci piaceva o che neanche prendevamo in considerazione; sembra quasi di fare una sorta di adattamento che poi però, piano piano, diventa funzionale e addirittura piacevole.
Secondo tanti, “adattarsi”, non è una cosa carina da fare, soprattutto su determinati argomenti ed io lo ammetto senza tanti problemi, ero molto d’accordo con questa filosofia di pensiero e so anche che il mio spirito d’adattamento in alcune circostanze fa veramente pena MA, perché sapete che c’è sempre un ma, sto rivalutando molto il tutto.
Per quanto il mio caratteraccio mi limiti un po’, credo che adattarsi possa andare a braccetto col “fare dei compromessi” il che per me è difficile ma ci sto lavorando.
Se uno si adatta cercando di vedere il lato bello e corretto, se si fanno pensieri positivi e coerenti, FORSE e sottolineo il FORSE, si vive meglio.
Non tutto avviene veloce e subito, guardate me, per arrivare al caffè amaro ho fatto due step; prima macchiato, poi un cucchiaino di zucchero per arrivare infine a quello privo di aggiunte extra.
Qualche volta mi capita di sorridere, anzi, di ridere di fronte ai ragionamenti del mio cervello, perché alla fine dei conti mi stavo semplicemente facendo un caffè e da lì sono arrivata a pensare a quanto io sia o non sia in grado di adattarmi alle circostanze. Buffo, mi diverto sempre tanto a lasciar andare la mia mente a ruota libera anche se poi devo rimetterle il guinzaglio alla svelta, infatti appena finito il caffè ho abbassato lo sguardo e ho visto sul fondo della tazzina tutti i grumi scuri e ho pensato: “Cavolo, mi piacerebbe imparare l’arte divinatoria della caffeomanzia!” dopodiché la mia razionalità mi ha richiamata all’ordine e, come sempre, ho sciacquato la tazzina e l’ho messa in lavastoviglie.
Eppure tutti questi pensieri (che se andiamo ad approfondirli non sono affatto leggeri), sono partiti da un semplicissimo caffè amaro. Che strano.