“L’apprendista assassino” di Robin Hobb

Ho fatto un’avventura P A Z Z E S C A. Ero a Castelcervo con Fitz, ho scoperto i Forgiati, l’Arte, i veleni e… Ok, mi fermo, andiamo in ordine e piano ma “L’apprendista assassino” di Robin Hobb è proprio uno di quei Fantasy che ti permettono di evadere completamente dalla realtà, come piace a me.

Si tratta del primo volume della Trilogia dei Lungavista che l’autrice ha scritto nel 1995 e che Oscarvault Mondadori ha riportato alla luce per il 25esimo anniversario della pubblicazione de “L’apprendista assassino” con quest’edizione meravigliosamente illustrata e curata in ogni dettaglio.

La storia gira attorno a tante situazioni, il fulcro principale è il nostro “bastardo”, Fitz. Nato dal Re e da una donna della quale non sappiamo niente, all’età di sei anni viene letteralmente consegnato alla famiglia reale dal nonno materno ed affidato a Burrich, lo stalliere. Dopo poco il nostro Fitz viene notato dalle “cariche alte”, decidono dunque di farlo diventare un uomo leale alla corona… E qui mi fermo con la trama.

Al personaggio di Fitz ci si affeziona fin da subito; si percepisce la sua dolcezza, la sua sensibilità innata. L’autrice non nasconde al lettore la malinconia e la grande solitudine che questo ragazzino si porta nel cuore. Fitz è schivo per natura, un po’ come un animale. Non a caso infatti si rifugia continuamente dai suoi amici a quattro zampe, dai cani e cavalli del Re e c’è un motivo, ma non ve lo dirò tranquilli, zero spoiler!
Fitz è comodo nelle stalle ma scomodo all’interno delle mura del castello. Lì non viene visto come un principe dal sangue reale ma come il figlio “bastardo” di turno.

“L’apprendista assassino” di Robin Hobb è narrato in prima persona, siamo dunque nella testa e nelle emozioni del nostro giovane protagonista, situazione che porta il lettore ad entrare ancora di più in sintonia con Fitz.
Lo stile dell’autrice è a dir poco meraviglioso per quanto mi riguarda. Premetto che io sono una grandissima fan delle descrizioni lente, lunghe e sensoriali. Mi fanno venire gli occhi a cuore e qui non mancano, anzi, ce ne sono a bizzeffe! La penna della Hobb è infatti pignola (in positivo!) ed estrememente dettagliata, si sofferma con molta premura sulle descrizioni sia visive che emotive della situazione in cui il lettore viene trasportato. Le descrizioni puntigliose sono una rinomata caratteristica di questi Fantasy “vecchio stile” come li chiamo io. E no, questo non rende la lettura lenta (come ho letto in svariati commenti), semplicemente agevolano il lettore ad entrare in un mondo non reale. Una descrizione minuziosa rende reale l’immaginario, ricordatevelo!

Il worldbuilding è pazzesco, concreto. Il mondo che troviamo in questo libro è magico sì, ma ci viene presentata una magia sottilissima e piena di intrighi. C’è crudeltà, emozione e realismo. È una storia molto ricca, il contenuto è complesso ma la penna dell’autrice snoda tutto in modo estremamente scorrevole. Alcune questioni rimangono in sospeso ma è giusto così, questo è solo il primo di tre volumi, quindi molte risposte le avremo nei libri successivi.

Beh, che dirvi miei cari lettori, se cercate un Fantasy immersivo coi fiocchi in grado di portarvi altrove, “L’apprendista assassino” di Robin Hobb fa al caso vostro. Non approcciatevi volendo arrivare subito al nodo della questione. Non cercate il “tutto e subito” ma date tempo a questi personaggi di entrare nella vostra vita. Vogliate bene a Fitz, abbracciatelo, borbottate con Burrich ed amate Ombar come ho fatto io, lui è senza dubbio il mio personaggio del cuore.
Stra stra stra stra consigliato. Adesso aspetto il secondo volume con una leggera impazienza…
Ringrazio tanto la casa editrice per avermi inviato la copia omaggio, siete preziosi!
Buona giornata amici lettori!