Madame Bovary

La settimana scorsa mi è cascato l’occhio su un libro che sbucava dalla mia “cesta” delle superiori e sul volto mi si è disegnata una strana smorfia.
“Madame Bovary” di Gustave Flaubert era proprio lì, davanti a me e mi guardava.
Il primissimo pensiero è stato: “Oddio, quanto ti ho odiato“, inutile negarlo, l’ho odiato per davvero e mi ricordo anche che al compito che ci fece fare la superba professoressa Sguanci, presi un misero 6,5.
Mi sono alzata dal letto, l’ho preso tra le mani e l’ho annusato perché sì, io annuso i libri.
Poi ho iniziato a leggerlo, in pigiama, seduta sul pavimento, con una tazza di tè all’arancia e zenzero in mano ed in poco più di tre sere l’ho finito.
Sono giunta alla conclusione che certi libri non andrebbero letti da ragazzi, non per nulla ma semplicemente perché non se ne coglie il vero senso.
Io lessi quel libro alle superiori perché ovviamente mi era stato imposto in previsione del compito in classe ma questa volta, a differenza della prima, l’ho voluto leggere e c’è una nettissima differenza. “Madame Bovary” non si può leggere a 16 anni, non può essere capito.
Come si fa a quell’età ad entrare nella testa della protagonista, Emma, che è tutto tranne che un personaggio positivo, tradisce il marito, fa debiti a destra e a manca, non rispetta affatto il suo ruolo di moglie ed il tutto perché si sente costretta e chiusa nella sua gabbia di vita noiosa e scontata in quella provincia della Normandia. Cosa fa la nostra Emma? Vuole evadere, scappare cerebralmente da quella realtà per andare ad acchiappare ciò che desidera.
Ma ditemi, chi di voi qualche volta non si sente un po’ la Madame Bovary della situazione?
Lei vorrebbe essere continuamente da un’altra parte e condurre una vita pressoché opposta alla sua ed ogni tanto tutti facciamo il suo stesso pensiero, sarebbe falso dire il contrario.
Emma è davvero un personaggio “tristemente noto” oppure “un’anti-eroina”, come la definiva la mia professoressa, perché nonostante tutto lei ha comunque provato a cercare la sua felicità altrove, sbagliando su svariati punti di vista ma con un bel po’ di coraggio, non si è rassegnata alla sua vita mediocre, consapevole del fatto che lei stessa si era ferita da sola, Emma si era delusa per colpa dei suoi sogni.
Tutti siamo un po’ Madame Bovary qualche volta, ed è bestiale ed affascinante pensare che un libro del genere, scritto nel lontano 1856 sia ancora ampiamente attuale.
Cara professoressa Sguanci, vorrei poterlo rifare oggi quel compito, vorrei che mi guardasse dai suoi occhialini e mi dicesse che ho colpito nel segno perché purtroppo, ma com’è giusto che sia, durante quel compito in classe di diversi anni fa, io di Emma Bovary, avevo capito poco e nulla.