Buongiorno lettori e lettrici di questo spazio!
Uh, ho fatto un enorme viaggio… Seduta sul divano e sì, con un libro in mano.
Questo è l’immenso potere dei libri: viaggiare con la mente e l’immaginazione grazie alle parole scritte. Il testo che mi ha fatto compiere un giro pazzesco è stato “La vita selvatica” di Adriano Favole.
Innanzitutto vi lascio qualche info di base; il libro costa 16.00€ per 138 pagine e ringrazio tantissimo la casa editrice Laterza Editori per avermi inviato la copia, è stata una lettura davvero interessante.
Ma ora veniamo a noi. Parliamo di questo testo pregno di conoscenza e di sapere.
Chi è Adriano Favole? L’autore è un professore di antropologia culturale all’Università di Torino e “visiting professor” presso l’Università della Nuova Caledonia. Ma non solo, ha insegnato all’Università di La Réunion, in quella della Polinesia francese ed è autore di svariati testi scientifici e non.
In questo saggio, in questo viaggio attraverso tanti luoghi e saperi, ci racconta della cultura e dell’idea di “incolto”.
Cos’è questo “incolto”? Eh, mica facile da spiegare, ma ci proverò. L’incolto è ogni cosa, ogni vita umana ma anche “non umana”. È quella caratteristica che ci permette di scavalcare i confini. L’incolto è la vita che trova sempre il modo di stare a galla nonostante la cultura spesso opprimente che colonizza e soffoca la mente. L’incolto è un qualcosa che non sempre riconosciamo (purtroppo), che c’è a prescindere da noi anche se tutti noi ne facciamo parte.
Le riflessioni che orbitano attorno a queste pagine sono tante, tantissime e davvero colme di significato. Credo che questo testo vada riletto più volte e in differenti momenti della vita per poterne comprendere il significato più profondo. Non sono facili questi concetti, sono grandi, molto grandi. Però l’autore ce li spiega in maniera chiara, semplice. Più volte, durante la lettura, ho pensato: “ha tanta ragione”.
Le argomentazioni sono molte e il viaggio che l’autore ci fa compiere è immenso.
Ci racconta degli Inuit, una popolazione che aveva deciso di assecondare quest’idea di “incolto”, non lo combattevano bensì lo abbracciavano in ogni sua sfaccettatura. Ad esempio la caccia era nutrimento, sopravvivenza, non gioco, divertimento o sport. Facevano ciò che era indispensabile, senza andare “oltre”, senza usurpare.
L’autore ci fa riflettere anche sulle città che vediamo e viviamo tutti i giorni, luoghi che sembrano fatti solo ed esclusivamente per l’essere umano lasciando fuori tutto il resto.
“La città sembra essere stata concepita per espellere l’incolto”, ci dice. Eppure l’incolto, la vita “non umana”, c’è eccome. Gli uccelli volano nel cielo, l’edera si arrampica sui palazzi e le radici spaccano l’asfalto.
“La vita urbana ha persino abolito o attenuato le stagioni”, ci spiega. E come dargli torto? Impossibile. Tutta la colpa è del bipede umano che pensa di essere il re sovrano di questo territorio e che, come sempre, si scorda di essere solo un ospite.
Oltre che fornirci riflessioni e ragionamenti, le spiegazioni e i racconti dell’autore ci permettono anche di sognare ad occhi aperti facendoci conoscere luoghi incredibili come ad esempio la baia di Lékiny, in Nuova Caledonia. Quest’isola è considerata la “nursery” dell’incolto oppure Futuna, in Polinesia, considerata un’isola alla fine della Terra.
Ma non ci racconta solo di luoghi, l’autore ci spiega anche tante nozioni legate al mondo animale e vegetale, ci parla di società, di popolazioni, folklore e cambiamenti.
Per chi è? MA PER TUTTI! Le informazioni che l’autore ci fornisce sono di ogni genere e dovrebbero interessare ognuno di noi, spingerci a riflettere costantemente sulla nostra vita, su ogni passettino che possiamo compiere e sulle scelte che facciamo.
“La vita selvatica” di Adriano Favole è interessante dall’inizio alla fine, è una di quelle letture che in un certo senso “aprono” la mente a nuove prospettive ed io ve lo consiglio caldamente. Credetemi, non ve ne pentirete.
Ringrazio nuovamente la casa editrice per la copia, è sempre un grande piacere leggere testi come questi.
Vi auguro buon proseguimento di giornata, ci sentiamo presto!