“A passo di pecora” di Caterina De Boni è un libro che ho adorato dall’inizio alla fine tanto che, una volta terminato, mi ha lasciato quella sensazione di tristezza e vuoto che si percepisce quando si conclude un libro che è riuscito ad entrare in profondità.
Innanzitutto ringrazio con tutto il cuore la casa editrice Ediciclo che porta alla luce libri in grado di toccare determinate corde, raccontando di vita vera, di Natura e di un mondo che mi appartiene tanto.
Inoltre ringrazio Ediciclo Editore per avermi inviato questa copia, è stata una collaborazione che ho accolto a braccia aperte, anzi, spalancate e leggere questa storia è stato un bellissimo viaggio, quindi GRAZIE!
“A passo di pecora” di Caterina De Boni è, come dice il sottotitolo, “il viaggio di una pastora transumante” e tra queste pagine l’autrice ci racconta tante cose che riguardano le pecore certo, ma non solo. Caterina De Boni è una donna “con gli attributi”, passatemi il termine, una “pastora che si sente pecora”, come dice lei stessa. Il suo gregge è composto da circa mille pecore e lei le conosce tutte quante, una per una. Ha anche due cani e tre asini, cocciunti ma intelligenti.
Si tratta di un viaggio in compagnia di se stessa, di animali, silenzi, pensieri, emozioni, fatiche, dolori ed incontri preziosi con persone d’altri tempi.
Caterina racconta che prima di diventare a tutti gli effetti una pastora ha fatto una quindicina d’anni di rodaggio insieme a Serafino, un pastore vecchia scuola. Un uomo che non si perde in chiacchiere ma che si lascia osservare in modo tale da permettere agli altri di “rubare con gli occhi”.
In questo saggio l’autrice ci racconta cosa significa essere un pastore che per noi “ignoranti in materia” potrà anche sembrare roba da poco ma… No, non lo è. Leggete questo libro e rimarrete esterrefatti.
Il gregge, il meteo, il cibo, i pericoli, le strade, i sentieri, i mezzi al seguito, l’essere nomade. Quante cose si scoprono tra queste pagine! Accompagnerete Caterina tra le valli friulane e le Dolomiti di Cortina d’Ampezzo ed ogni volta che l’autrice vi parlerà di un luogo, di una cima o di un rifugio, aprite Google e cercatelo. Vi verrà una gran voglia di montare in macchina, fare il pieno e partire.
Durante il suo viaggio Caterina incontra persone di un’altra epoca. Con loro parla, canta e suona la sua fisarmonica, scambia tasselli di vita davanti ad un bicchiere di vino. Come dice lei: “Bisogna ascoltare i vecchi quando parlano.”
Ed io mi son persa in questi racconti fatti dai suoi amici attempati con la pelle che ha visto tante stagioni, mi son persa e anche ritrovata. Continuo a pensare e anzi, più che vado avanti e più che questo mio pensiero si fortifica, che là, sui monti, la vita sia migliore. Nella sua semplicità, con le sue fatiche fisiche, con quello che volete ma tutto è più autentico, profondo e radicato. Qui ci perdiamo nei telefoni, negli orari, in lavori che corrodono l’anima. Là c’è la fatica certo, ma la sera quando questa gente chiude la loro porta di legno, è felice.
Come vi ho detto all’inzio, una volta terminata l’ultima pagina, ho provato la classica malinconia che mi pervade quando concludo un libro che mi è entrato sotto la pelle. Ho capito che questo saggio si sarebbe agganciato alle corde della mia anima dalla prima pagina.
Quando l’ho finito mi è mancato tutto il gregge. Mi sono mancati anche Caterina, i consigli di Serafino, Bepi “del Vin”, quelle descrizioni sconfinate, i sentieri, le vette amiche e anche quelle scomode. E anche gli asini, mi sono mancati anche loro.
Vita semplice, vita vera. Mani sporche e pensieri puliti.
Quanto mi è piaciuto questo saggio! Ho camminato così tanto insieme a Caterina ed il suo gregge, ho fatto un viaggio pieno di emozioni attraverso luoghi incredibili che hanno tanto da raccontare, proprio come i loro “vecchi“.
Per chi è questo saggio? Per chi ama la Natura e per le anime che si emozionano col profumo dei fiori e che davanti alla salita non si rabbuiano ma sorridono. È per tutte le persone che hanno voglia di conoscere le dinamiche di un mestiere antico del quale si parla sempre troppo poco.
“A passo di pecora” di Caterina De Boni è senza ombra di dubbio un saggio che va sul mio podio libroso del 2023. Vorrei poter abbracciare l’autrice e “rubare” un pezzetto della sua forza e poi vorrei abbracciare anche tutte le sue pecore. Tutte sì.
C’è tanto benessere tra queste pagine, si respira, avrei voluto altre mille pagine di questa vita.
Ve lo consiglio tanto tanto.
Buon proseguimento di giornata cari lettori, a presto!