La Befana

Questa sera vorrei rendervi partecipi di un pensiero che mi fa star bene, che crea in me delle belle sensazioni e fa dondolare il mio cuore proprio come se fosse sdraiato su di un’amaca nelle rilassanti spiagge delle Maldive. Più che un pensiero, vorrei parlarvi di un ricordo e per farlo ho bisogno di riportare il mio spirito indietro di qualche anno, vorrei tornare nel pieno della mia infanzia, quando oggi, 5 Gennaio, non era un pomeriggio qualunque, era bensì il pomeriggio che precedeva la nottata dedicata alla Befana.
Mi è sempre stata più simpatica rispetto a Babbo Natale, vuoi per solidarietà femminile, o forse perché nella mia famiglia la Befana era quella creatura che se durante l’anno ti eri comportato bene ti portava i balocchi, i giocattoli che desideravi ardentemente accompagnati da milioni di caramelle e cioccolatini ma se, al contrario, avevi combinato qualche pasticcio, allora le famose “calze” erano belle piene di carbone; Babbo Natale invece è sempre stato l’addetto a portare le cose utili come i vestiti o attrezzatura sportiva.
Quanto vorrei tornare indietro nel tempo per rivivermi ancora una volta una nottata della Befana… Ma io dico, è possibile che nel 2016 nessun cervellone con gli occhiali abbia inventato una macchina del tempo? Bah!
Pagherei oro per poter inspirare profondamente, chiudere gli occhi, contare fino a 5 e riaprirli in quel pomeriggio del 5 Gennaio di qualche anno fa.
…1…2…3…4…5…

È freddo, fuori c’è il sole ma non ho voglia di uscire, non m’interessa giocare e tantomeno fare gli ultimi compiti prima del tanto odiato rientro a scuola; oggi non mi va di fare niente che non sia pensare all’arrivo della Befana.
Cerco, in un modo o nell’altro, di far volare il tempo, ore e minuti a dir poco interminabili fino a che, finalmente, iniziano i tanto attesi preparativi. Mentre il babbo se ne va sul divano a riposarsi, lasciando campo libero in cucina, la mamma ed io ci mettiamo all’opera.
Prima cosa da fare: pulire e sistemare il luogo d’arrivo della Befana.
Nella mia cucina c’è un piccolo camino ed è ovvio che la Befana passi di lì per entrare in casa ma, visto che il passaggio non è molto largo, cerchiamo di aprire il più possibile lo sportellino, così da non farle durare troppa fatica; poi leviamo le cianfrusaglie che la mamma tiene nel camino, almeno quando la Befana poggia i piedi non si trova troppe cose nel mezzo (ed intanto io mi becco un pezzetto di carbone in meno per la gentilezza!).
Seconda cosa: fare spazio per i balocchi.
Dopo aver pulito un po’ il camino, aiuto la mamma a fare spazio per i regali, perché come Babbo Natale, anche la sua compare lascia a casa mia alcuni pensieri, per mia sorella ovviamente e anche per mio cugino e viceversa, quindi lo spazio da liberare è notevole.
Terza ed ultima cosa da fare: lasciarle uno spuntino.
Con che cuore si fa ripartire una vecchietta sulla sua scopa in una fredda notte invernale, dopo che ti ha lasciato cioccolatini e balocchi, a stomaco vuoto?
Sempre consultandomi con la mamma, decido attentamente cosa lasciarle e alla fine optiamo per poche cose ma efficaci (le solite ogni benedetto anno, squadra vincente non si cambia!), qualche mandarino, i biscotti che mangia di solito il babbo a colazione ed una tazzina vuota con accanto la caffettiera con un pochino di caffè e la zuccheriera, tante volte non lo prendesse amaro.
Fatto! La tavola è apparecchiata e tutto è meravigliosamente pronto per l’arrivo della Befana.
La mamma mi dice che prima vado a letto, prima lei arriva e si sa, il tempo vola mentre si dorme e l’indomani mattina avrei potuto controllare cosa mi aveva lasciato. Che attrice da Oscar la mia mamma.
Prima di andare a letto decidiamo di lasciare una debole lucina accesa, così da non accoglierla al buio e poi via di corsa a mettersi il pigiama! Prendere sonno è tutto tranne che facile, l’euforia regna sovrana, ma poi la stanchezza prende il sopravvento ed il mondo dei sogni ci apre le sue porte ma la cosa peggiore di tutte, è svegliarsi nel bel mezzo della notte e dover andare in bagno a fare la pipì.
Eccoci al dramma… Le opzioni sono due: o mi tengo la pipì cercando di resistere fino al mattino oppure scendo dal letto, parto di corsa per sgattaiolare in bagno quasi ad occhi chiusi, faccio la pipì più veloce del mondo e poi mi rintano di nuovo sotto le coperte.
Un dilemma enorme, insormontabile; la lotta tra una vescica piena e quella strana sensazione mista tra paura e curiosità d’incappare nella Befana mi fa rimuginare parecchio sul da farsi. Tendo l’orecchio nel pesante silenzio notturno, sento il respiro di mia sorella che dorme profondamente, ma in cucina tutto tace, nessun indizio che possa farmi capire se la Befana è a pochi metri da me oppure no.
No via, tengo la pipì, meglio non rischiare, quindi mi obbligo a riaddormentarmi il più velocemente possibile.

Sbadiglio. Faccio sgranchire le caviglie. Muovo leggermente le dita delle mani. Apro lentamente gli occhi. Il mio cervello si sveglia: realizzo che è mattina. LA BEFANA.
Mi fiondo giù dal letto come se fossi un velocista di prima categoria, per uscire dalla mia camera eseguo una sgommata da primo posto al motomondiale ed eccomi finalmente in cucina.
Troppe cose da vedere tutte insieme, troppa gioia per un cuoricino infantile, troppo amore per questa vecchietta che se ne va di casa in casa volando sulla sua scopa a portare doni e cioccolata. Troppa pura felicità.
Parto con uno sguardo rapido ai miei regali: ottimo, ci sono tutti!
Passo alle calze, stracolme di cioccolatini e caramelle di ogni tipo, grandioso (le carie stanno già danzando ed applaudendo!), vedo un pochino di carbone (ci può stare) e con piacere noto che ha mangiato i mandarini e ha bevuto un po’ del caffè che le avevamo lasciato. (Non ha mangiato i biscotti perché il babbo ha dei pessimi gusti in materia, quindi la capisco!)
Mi ha lasciato un biglietto, ma non solo a me, ne ha lasciato uno per ciascuno, è scritto con del carbone credo, su un foglio stropicciato e sporco che sembra quasi una pergamena. M’invoglia ad andare bene a scuola e a comportarmi per bene ed è firmato “La Befana”. Che emozione.
Sveglio la mamma e le racconto tutto trascinandola in cucina. Mi sorride magicamente stupita. (E via col secondo Oscar!)
Mi vesto veloce e vado a casa dei miei zii che abitano vicini a me, noto con infinito piacere che mio cugino ed io abbiamo lo stesso sguardo e sorrido quando mi accorgo che la Befana ha lasciato qualcosa anche per me, idem a casa dei nonni dove, avendo il camino più grande, mia nonna le ha accuratamente fatto spazio per lasciare i balocchi più ingombranti.
Ci riuniamo tutti quanti insieme a pranzo dai miei nonni, come ogni domenica o giornata festiva, una bellissima tavolata e come da tradizione, per l’epifania si fa la “Fondue Bourguignonne”.

Felicità massima. Sensazione incantevole, beatitudine infinita.

…5…4…3…2…1…
Torno alla realtà e con immensa nostalgia penso alla bellissima spensieratezza di quei momenti magici.
A chi devo questo magnifico ricordo? Come sempre alla mia famiglia, una grande fantasia, un’immaginazione che adesso apprezzo infinitamente. Mia mamma si aggiudica il premio come miglior attrice protagonista e visto che io probabilmente soffro un pochino della sindrome di Peter Pan, credo che stasera prima di andare a letto, lascerò due mandarini e una tazza di caffè sul tavolo di cucina, non si sa mai…

 

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