Ciao vecchio mio.

Ciao vecchio mio.
Sono passati due anni eppure mi sembra solo ieri di vederti sulla tua poltrona a borbottare perché qualcosa non ti torna o che scuoti la testa dicendo “vaia vaia…” o che ridi perché ci hai fatto uno dei tuoi scherzi. Eppure sono passati due anni.
Ti aggiorno un po’ su ciò che la tua bella famiglia ha combinato.
La Sara e Lori hanno avuto un bambino bellissimo ed ha esattamente i tuoi occhietti vispi ed azzurri (c’hai messo lo zampino eeeehh!!), è davvero un bravo bimbo e certe volte fa dei movimenti che ricordano te sai? Sì, lo sai.
Poi, la Sara e l’Alice hanno aperto un negozio che è una chicca, sempre in Via Paolieri ovviamente, questa è la nostra strada. All’inaugurazione è venuta davvero tanta gente e la Sara aveva cucinato dei muffin tremendi nonno!! Menomale che la zia, la Tosca e tanti altri avevano fatto da mangiare per un esercito, come sempre del resto.
Leo porta avanti il suo “A Casa di Leo” e c’è un bel via vai, saresti fiero del tuo “Romualdo”; la Vane si è laureata e anche lei sta bene.
Io ho trovato una piccola merla, ti sarebbe piaciuta tantissimo e avresti scritto tanto di lei, tanti racconti e poesie. Continuo a scrivere, come promesso, ho una rubrica su un giornale locale e mi avrebbero fatto super comodo i tuoi consigli ed i tuoi pensieri.
La nonna è sempre bella, smemorina e un po’ nel suo mondo ma d’altra parte “l’è andata a scuola dalle suorine”, come dicevi te ogni volta per prenderla in giro. A Pasqua le abbiamo messo in testa la carta dell’uovo e le Domeniche pranziamo tutti insieme; come vedi le tradizioni si mantengono.
So che la tua domanda è: “che c’è da prendere un’altra prolunga?” eh mi sa di sì sai nonno; perché Duccio cresce alla svelta, adesso sta nell’ovetto e nel seggiolone ma a breve ci vorrà un posto tutto per lui a tavola e poi ho fatto aggiungere una sedia in più, ho un fidanzato che ti sarebbe piaciuto davvero tanto ma nonno, c’ha una “pecca”… L’E’ DEL SANT’ANTONIO!!
Più o meno gli aggiornamenti sono finiti, leggi ancora una volta con me la nostra poesia, ti va? Sì, ti va, so che ti va.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Ci manchi tanto.