L’Epifania e la fonduta

Continuando il capitolo dedicato a “Le tradizioni di famiglia”, quella del 6 Gennaio occupa uno spazio decisamente notevole. Io amo in modo particolare questo giorno di festa perché ho dei ricordi d’infanzia legati alla cara Befana immensamente belli e per questo non finirò mai di ringraziare in primo luogo la mia mamma che mi faceva vivere la nottata della Befana in modo eccelso, la mia nonna che s’ingegnava in mille modi per far vedere che quella vecchietta dal vestito rattoppato che porta i dolcetti ed il carbone era effettivamente passata da quel camino del salotto e la zia, che fin da piccola mi regala una calza piena di cioccolato Kinder… E guai se non lo fa eh, perché anche se si cresce determinate abitudini non vanno di certo cambiate, sia chiaro!
Gli anni sono passati, è vero, ma io la Befana l’aspetto sempre a gloria e probabilmente (datemi pure della pazza infantile), in cuor mio ci credo ancora e mi piace farlo, veramente tanto.
Veniamo a noi, come sempre e come da tradizione, il pranzo dell’Epifania si svolge dai nonni e rigorosamente facendo la fonduta. Che ridere, siete pronti?
Partiamo dal presupposto che per sfamarci tutti a suon di bocconcini di carne il povero nonno deve spendere un capitale dal suo macellaio di fiducia per comprare una vagonata di carne e la nonna, aiutata dalla zia, preparano un antipasto o un primo sostanzioso pensando di “tappare” un pochino i nostri stomachini senza fondo… Beh, lasciamoglielo credere!
Dopo le noccioline e qualche chiacchiera ecco che su quella bella e lunga tavolata vengono posizionati tre fornelli per cuocerci la carne, ognuno si prende le bacchettine coi rispettivi colori, prepara il proprio piatto scegliendo tra le mille salsine che la nonna ha comprato alla Coop e qui cari miei, si aprono le danze accompagnate da così tante risate che non ne avete neanche lontanamente l’idea, credetemi.
Se di solito, nei normali pranzi della Domenica facciamo un gran macello, amplificatelo all’ennesima potenza.
Il nonno esordisce sempre borbottando “Mah… Unn’era meglio un ovino affrittellato?” eh ormai si sa, anche questa frase rientra nelle tradizioni, lui e la fonduta non vanno molto d’accordo.
Poi, dobbiamo stare attenti a non scambiare le proprie bacchette con quelle di qualcun altro perché a casa mia sul cibo non si scherza e potrebbe nascere una discussione apocalittica sull’errore del posizionamento della forchettina nel fornello e via dicendo, quindi prestare molta, molta attenzione!
Non possono mancare i furbetti, che mettono tanti bocconcini di carne nella propria bacchetta trasformandola in un vero e proprio spiedino e, prendendo un sacco di spazio nel fornellino comune, anche in questo caso possono nascere dibattiti notevoli. Chi deve condividere il fornellino con lo zio beh, poverino, è un disgraziato e deve affrontare questo pranzo con filosofia ed estrema calma perché, nonostante non lo faccia apposta, crea uno scompiglio assurdo nella quiete di quel povero fornello bollente. Cosa combina? In realtà nulla ma, ogni volta che mette o tira fuori le sue bacchettine riesce a spostare a caso tutte le altre, creando confusione tra colori e posizioni, beccandosi qualche battutaccia, anche quelle ormai sono una tradizione.
Questo pranzetto particolare dura più o meno un’eternità perché come vi ho detto precedentemente, per sfamarci tutti con piccoli bocconi di carne, ci vuole il suo tempo e, una volta terminata la nostra divertente fonduta, ecco che piomba sulla tavola il momento che io aspetto scalpitante da anno in anno, ovvero l’arrivo della crema al mascarpone che fa la mia zia e vi giuro che non è come tutte le altre creme, assolutamente no, quella ha una qualcosa in più, è specialissima e qui, amici miei, non posso far altro che aprire una parentesi super golosa.
Quando vedo arrivare quel contenitore bianco (che è lo stesso da sempre), i miei occhietti diventano due cuori pulsanti, potrei immergermi totalmente in una vasca stracolma di quella crema e, con un cucchiaino, potrei finirmela tutta senza mai stancarmi del suo inconfondibile gusto. Voi non ci crederete ma, anche in questo esatto momento che vi sto parlando della mia amata cremina della zia Lety, io ho l’acquolina in bocca ed il mio stomaco sta facendo “grr grr” e tutto ciò al solo pensiero, immaginate voi! Potrei seriamente sentirmi male per quella crema e quando per la Befana me la mangio, è un momento sacro a tutti gli effetti, non sento neanche la confusione che fa la mia famiglia in quel momento, nossignore, ci siamo solo io e la mia amata crema al mascarpone. C’è chi la mette sul Pandoro, chi sul Panettone ma io invece, da saggia buongustaia, me la metto in una ciotolina e me la gusto così, al naturale, cucchiaino dopo cucchiaino.
Terminato anche il mio religioso momento con la crema arrivano quelle calzette carine piene di dolcetti buonissimi e anche qualche pezzetto di carbone, quello non manca mai e devo dirvi che anche in questo, la mia zietta si guadagna sempre la medaglia d’oro, perché lei mi prende sempre la “Calza Kinder” e quella amici miei, non la batte nessuno.
Pancia pienissima, brufoli in arrivo in quantità industriale, cibo che ci esce anche dalle orecchie, lasciamo la bilancia sotto il letto, tanti sorrisi presi ed altrettanti dati, cioccolata mangiata, cremina idem e direi che queste feste possono salutarci riportando tutti noi al nostro ritmo quotidiano, alle nostre vite e ai nostri pensieri.
Cara Epifania, si sa che “tutte le feste porti via” quindi anche io ti saluto aspettandoti il prossimo anno sempre qui, nel mio paesino e sempre seduta a questa bella tavolata in casa dei miei nonni.
Ehi ma aspetta una attimo! Prima di portarti via questo periodo di feste, facci fare l’ultima cena di “fine Natale” in casa Ballotti tutti insieme… Avanzi vari e altra robetta perché sapete, a noi verso le 19.30 c’arriva un certo languorino e secondo voi che si fa? Si beve un teino caldo con qualche misero biscottino? Ma certo che no! Noi ci rimettiamo a tavola più sorridenti di prima!