Chi lo fa l’albero a Babbo Natale?

Sembra che l’albero di Natale sia nato a Tallin, in Estonia nel lontano 1441 e secondo la tradizione l’8 Dicembre questo sempreverde entra trionfante nelle nostre case per essere decorato al meglio con tutti gli addobbi necessari. Ormai le grandi città ed i piccoli paesi sono già pronti per accogliere questo Natale, le strade sono piene di lucine, le vetrine dei negozi sono sistemate a dovere e l’aria che si respira è diversa, prende quella nota un po’ magica.
Visto che amo rimanere saldamente attaccata alle credenze che avevo da bambina, stamani, mentre facevo colazione con le mie fette biscottate integrali con la marmellata, mi sono ritrovata a pensare al buon vecchio Babbo Natale che da adesso in poi, inizia il suo tour de force e sarà costantemente indaffarato e allora mi è sorta una semplice domanda: chi glielo fa l’albero a Babbo Natale?
La sua compare, la Befana, non credo proprio, si sa, tutte le feste porta via quindi a lei tocca disfarlo e allora ho trovato una sola soluzione al mio quesito… Una risposta che ha fatto decollare la mia amica immaginazione facendola volare su un jet privato diretto al Polo Nord e che mi ha fatta scendere davanti ad una semplice casa, con la porta rossa decorata con un’immensa ghirlanda di muschio verde e pine marroni. Il jet riparte facendo un gran baccano, lasciandomi lì, in pigiama, coi calzini antiscivolo e con la neve che mi arriva fino alle ginocchia ma, visto che mi sto rapidamente ibernando, decido di bussare a quella porta e non appena faccio qualche passo in avanti, mi rendo conto che è socchiusa quindi, curiosa come sono, la spingo timidamente e man mano che quella pesante porta si apre scricchiolando un po’, i miei occhi si spalancano sempre di più. Da fuori quella casa sembrava normale e piuttosto piccolina ma all’interno è impressionante, è piena di lucine colorate e di tanto, tanto calore.
Il tepore mi riscalda piano piano e nell’aria c’è un profumino delizioso di biscotti; mi decido e faccio qualche passo in avanti e chiedo se c’è qualcuno ma nessuno mi risponde, il camino è acceso e sul tavolo di legno intagliato davanti a me ci sono candele rosse e oro accese. Tendo le orecchie e sento della musichina natalizia in sottofondo e non sembra lontana… Cammino avvicinandomi alla balconata oltre il tavolo intagliato e d’un tratto mi manca il fiato; da quel balcone non posso far altro che ammirare quello spettacolo davanti ai miei occhi, una scalinata lucida in legno mi separa da un’immensa stanza luminosa con tanti piccoli tavolini bassi, tappeti abilmente decorati su quel pavimento bianco simile a neve, candeline accese, scatoloni e bauli antichi stracolmi di festoni e addobbi natalizi e una moltitudine di piccoli e buffi elfi indaffaratissimi a decorare quell’enorme e possente abete che svetta fiero al centro di quella strabiliante stanza.
Questi aiutanti di Babbo Natale hanno un aspetto buffo, alcuni sono minuscoli e mingherlini, altri paffutelli e con una bella panciotta leggermente strizzata dalla cintura, qualcuno porta un simpatico cappellino con la nappina in cima e tutti hanno le orecchie appuntite. C’è un gran via vai, sono così assorti nel loro lavoro che non si sono neanche accorti della mia presenza, sono vestiti o di verde o di rosso e mentre camminano, decorano e sistemano canticchiano tutti in coro le canzoni tipiche del Natale. Sono tantissimi, ci sono gli addetti ai festoni per la casa, le femmine sfornano dei biscotti al profumo di vaniglia dall’aspetto goloso che lasciano su dei vassoi rossi sui tavolini della sala e, ogni volta che un elfo passa di lì, ne acchiappa almeno uno, poi ci sono altre elfe impegnate a ricamare le calze di Natale, gli elfi più piazzati fisicamente portano la legna ed altri invece tengono saldi gli enormi scalei posizionati ai lati dell’albero così da farci salire gli elfi più mingherlini ed agili che hanno il compito di addobbare quell’abete dalla grandezza impressionante.
Sono esterrefatta, sono organizzatissimi e stanno agghindando quell’albero sempreverde in modo eccezionale, non ho mai visto un albero di Natale così bello, palline di ogni forma e dimensione dai colori prettamente natalizi, festoni, ghirlande, angioletti, addobbi intagliati in legno, stelle dorate e poi, dietro quell’abete, vicino alla parete in fondo alla stanza, vedo un elfo più anziano, con occhiali e barba bianca che ha un grande libro tra le mani e se ne sta seduto su una poltrona rossa dall’aspetto accogliente col camino che scoppietta alla sua destra. Mi sposto leggermente e noto tanti piccoli elfi seduti sul tappeto che sgranocchiano biscotti e ascoltano incantati le parole di quel vecchio elfo che probabilmente sta leggendo con entusiasmo qualche storia di Natale.
Faccio un bel respiro e decido di scendere la scalinata in legno cercando di non far rumore ma, non appena arrivo all’ultimo scalino, un’elfa col grembiule bianco mi porge una tazza fumante di cioccolata calda con dei piccoli marshmallow galleggianti e, vedendomi titubante, mi fa segno di prenderla.
“Oh… Per me? Grazie!” Le dico sorridente prendendo quella tazza calda ed invitante tra le mani.
“Assaggiala, su! Che aspetti?!” Mi dice frettolosa lei.
Faccio come dice e non posso credere alle mie papille gustative, era cioccolata bianca con una spruzzatina di cacao al latte sopra, la mia preferita in assoluto, potrei uccidere per una tazza così.
“Mmm… Deliziosa, è la mia preferita!” Le dico con un sorriso pieno di contentezza.
“Lo so mia cara, lo so bene.” Mi risponde lei.
“Se non sono indiscreta… Beh, come fa a saperlo?” Chiedo incuriosita.
“Vieni con me, bambina.”
L’elfa dal grembiule bianco mi prende per mano e con passo svelto attraversiamo la sala che, minuto dopo minuto, prendeva sempre di più il suo tono natalizio, si ferma davanti ad una minuscola porticina in legno verde e con una chiave altrettanto piccola la apre.
Mi abbasso e dopo svariate contorsioni riesco ad entrare in questa stanza altissima e piena di cassetti che mi ricorda la biblioteca del film “La Bella e la Bestia”.
“Silvia, vero?” Mi chiede lei con aria pensierosa.
Io annuisco e l’elfa dal grembiule bianco sparisce alla velocità della luce sopra una scala a chiocciola per poi tornare da me con un cassetto bello grande tra le sue piccole manine.
“Eccoti, ti ho trovata. Qui ci sono tutte le letterine che hai scritto al mio capo, Babbo Natale ed in queste ampolle ci sono tutti i ricordi più belli dei tuoi natali passati e beh, sono tante! Queste invece sono vuote perché dovrai riempirle con i sorrisi dei natali futuri.” Mi spiegò gentilmente.
Tutto in quel cassetto era estremamente ordinato, la mia calligrafia di quando ero una bambina, le richieste dei balocchi, un tuffo indietro nel mio passato e avrei voluto rivivere quei ricordi nelle ampolle uno per uno ma c’è una domanda che mi preme fare a quella buffa e dolce aiutante di Babbo Natale.
Perché mi trovo qui?” Chiedo sperando di non averla infastidita.
Ti trovi qui con noi perché sei una delle poche creature umane che nonostante la crescita, in cuor suo e nel profondo del suo animo, sa che noi e Babbo Natale esistiamo davvero e anche se sei diventata grande, la preziosa bambina che è in te continua a credere in noi e so che questa speranza non ti mollerà mai, ecco perché sei qua.”
Sarei rimasta in quella stanza per ore intere ma purtroppo un elfo mingherlino entrò a corsa in quella stanza e col fiatone disse:
“Mary, non riusciamo a mettere il puntale, è troppo pesante e l’albero è troppo alto. Di solito lo mette Kramp ma ha ancora quel tremendo mal di schiena..”
“Lei, lei si chiama Mary?” Le domando rapida.
Si cara, io sono Mary Christams, assistente di fiducia di Babbo Natale e cucino i biscotti più buoni in assoluto ma tu, adesso, ci aiuterai a mettere quel puntale in cima a quell’abete perché mia cara, un albero di Natale come si deve non può stare senza.”
Si volta frettolosa e mentre cammino accanto a lei le sussurro che ha lo stesso nome della mia preziosa nonna e lei, di rimando, mi fece l’occhiolino, ma non so esattamente cosa volesse dire.
Ho tutti gli occhi puntati addosso, inizio a salire su questo scaleo che è a dir poco alto e, arrivata in cima, mentre con una rustica carrucola gli elfi stavano facendo salire quel puntale, lasciai far entrare quell’aria così magica dentro di me.
Stando attenta a non sbilanciarmi afferro il puntale e mentre lo sposto verso l’albero cerco lo sguardo dell’elfa col grembiule bianco che, come prima, mi regala un sorriso e un occhiolino. Incastro il puntale sulla cima di quell’altissimo abete e tutti scoppiarono in un fragoroso applauso, fischi, la musica di Natale al massimo del suo volume, coriandoli d’oro e d’argento sparati ovunque e Mary che mi stava sorridendo ed io non potevo far altro che sorridere di rimando davanti a tutta quella gioia e bellezza.

Apro gli occhi e sono nella mia casina, non c’è più tutto quel trambusto di elfi, non c’è più quel camino scoppiettante che sapeva di magia, non c’è più quel profumo inconfondibile di biscotti e neanche la mia buonissima cioccolata calda. Mi volto e accanto al divano c’è il mio alberello spoglio, lo guardo e gli sorrido.
“Tranquillo, ho visto come si fa, adesso ti addobbo per bene e col puntale, perché sennò non va bene, giusto Mary?”
Sono certa che da qualche parte, quell’elfa dal grembiule bianco, mi sta facendo il suo occhiolino. Mi vesto, un bel respirone e adesso posso iniziare a fare il mio albero di Natale.