Il Pratone di Vallombrosa

Abbiamo comprato la borsa frigo.
Abbiamo praticamente tutta la giornata libera.
Abbiamo caldo e vogliamo andare al fresco.
Che si fa? Si monta in macchina, si va a fare benzina perché senza quella si va da poche parti e via, pronti!
Direzione? La Consuma o Vallombrosa, meta ancora da definire ma intanto partiamo.
La musichetta ci accompagna per la strada, prima un breve tratto di autostrada e poi via su tra curve e paesaggi parecchio (e lasciatemi ripetere il parecchio) belli. Apriamo i finestrini e mettendo il braccio fuori si sente che l’aria è già cambiata, è più leggera, è piacevole e soprattutto non è appiccicosa ed umida, quindi siamo già contenti. Chiacchieriamo su quanto sia bella la zona, quattro risate e in un balletto incrociamo il cartello che ci presenta la “Consuma” e visto che I miei zii ci vanno spesso in estate, c’avevano suggerito di fermarci a un barrettino, il “Consumi”, coi tavolini fuori e tanti fiorellini colorati, proprio prima del passo, per prendere la schiacciata perché secondo il loro gusto era squisita. E sapete una cosa? Se nella mia famiglia qualcuno ti consiglia un posto dove andare a mangiare, stai pur certo che uscirai col mega sorriso ed infatti così è stato, quella schiacciata era da capate nel muro, buona è dir poco. Comunque, prendiamo la schiacciata e ci dirigiamo verso Vallombrosa dove, sempre secondo la mia zia, avremmo trovato dei posticini carini e freschi dove mangiare il nostro succulento pranzettino. La strada che dalla Consuma porta a Vallombrosa è una cosa meravigliosa, probabilmente i miei occhi erano diventati due cuoricini pulsanti, nemmeno avessi visto un millefoglie gigante, sia a destra che a sinistra di questa strada ci sono dei boschi con alberi alti e fitti e le chiome lasciano passare qualche raggio di sole qua e là, come se dovessero chiedere il permesso. Non riesco nemmeno a descrivervi i giochi di luce, i colori, i riflessi e tirando giù il finestrino si respira quell’aria unica che profuma di montagna, di alberi, di muschio, di vegetazione, di selvaggio, sembrava che da un momento all’altro un gruppo di folletti potesse spuntare da dietro un possente tronco, oppure intravedere un troll delle montagne… Lo so, il mio cervello impazzisce quando vede questi paesaggi, la mia fantasia prende il primo volo diretto senza biglietto di ritorno ed io la lascio fare perché è una sensazione così magica, così piacevole che non posso farne a meno. Finiamo questa strada incantevole dall’aria quasi magica e ci ritroviamo nella Riserva Naturale di Vallombrosa, parcheggiamo e ci dirigiamo verso questo immenso prato di un verde intenso che avevamo intravisto dai finestrini.
Voi non avete idea, vi prego andateci, assolutamente.
Ci siamo sistemati ad uno dei tanti tavolini, il nostro era all’ombra di un immenso albero dall’aspetto fiabesco (il mio cervello è sempre in modalità “fantasia come se non ci fosse un domani”!) ed io non so raccontarvi di quanto si stava bene. Davanti a noi c’era un’enorme distesa verde, un prato così bello che ne ho visti pochi in vita mia, tenuto veramente bene, gli alberi che facevano ombra e un’arietta che richiamava quella desiderata sensazione di perfezione.
Pranziamo, chiacchieriamo, guardiamo quella coppia non lontana da noi che ha due Pastori Bernesi a dir poco belli, guardiamo quel gruppo di scout iperattivi e poi ci rilassiamo; lui disteso sull’erba all’ombra ed io al sole col mio fedele ed indimenticabile amico, il libro.
Rilassante, piacevole, magico, fresco (anche troppo poi!), rigenerante, bello e assolutamente da rifare.
Alcune volte ci dimentichiamo quanto sia bello e quanto si possa star bene a contatto con la natura, quanto sia piacevole far perdere il nostro cervello tra i rami degli alberi e lo sguardo tra le foglie e i bagliori della luce, ci scordiamo di quanto possa essere magica la sensazione di non avere la percezione di quanto tempo stia passando, di quante tonalità di colore si possono trovare nell’erba e di quanto siano rapide le nuvole a gironzolare per il cielo oscurando a tratti quella palla gialla che ci guarda tutti dall’alto. Stiamo troppo a contatto con tecnologie avanzate, cemento e raggi di mille generi e l’errore più grande che si possa fare è quello di dimenticarci di dare spazio alla mamma natura, stare in sua compagnia, silenziosa e delicata è uno dei grandi piaceri della vita ed io in questo pomeriggio alternativo me la sono goduta al massimo, senza lasciarle nemmeno una briciola.
Vi lascio con una frase scritta da una mente eccelsa, che meglio di me, ha saputo racchiudere questo piccolo ma potentissimo concetto.

“E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.”
(William Shakespeare)