Quotidiano

Cosa succede quando le festività finiscono e tutto torna nella reggia della normalità? Volenti o nolenti, il  solito “trantran” torna a farci visita.
Il quotidiano rientra incalzante nelle nostre vite, nei nostri pensieri e nelle nostre case ed è pesante, quasi frastornante; non ha bussato alla porta o suonato gentilmente il campanello; bensì è entrato spalancando tutto, facendo svolazzare qua e là i foglietti sulla tavola e con la sua voce possente ci ha ridato nuovamente il “buongiorno”.
Tutti probabilmente, passata anche l’Epifania, abbiamo tirato un profondo sospiro, un misto tra sconforto e passività, tanto non possiamo farci niente, il tempo e i giorni scorrono e noi ci dobbiamo adeguare passo per passo, ora per ora, minuto per minuto. Ma c’è un ronzio imperterrito che infastidisce i miei pensieri; tutto mi riporta alla parola “quotidiano”, cioè una cosa che si ripete ogni giorno.
Ho una domanda per voi (e anche per me): noi esseri umani, siamo schiavi di questo quotidiano?
Penso che sia inevitabile non esserlo, forse siamo “programmati” per essere schiavi di un qualcosa. Tutti i giorni che, forse Dio, o comunque qualcuno, ha messo sulla Terra, noi facciamo le solite cose, sempre.
Suona la sveglia, tutti pensiamo “Oh no… Devo alzarmi dal mio amato letto… Ancora un minutino…”
Alla fine, dopo svariate e fantasiose imprecazioni, ci alziamo, andiamo in bagno, ci laviamo, facciamo colazione, beviamo una tazza di caffè rigenerante che spesso e volentieri ci salva la vita e poi ci rendiamo presentabili per uscire dal nostro piccolo rifugio ed affrontare una giornata lavorativa più o meno impegnativa.
Si parte, con la macchina o col motorino, i salutisti a piedi o in bicicletta e si va a destinazione; si lavora cercando di darsi una valida motivazione sul perché ieri non abbiamo vinto al “superEnalotto” o sul come mai uno sconosciuto zio thailandese o russo non ci abbia ancora lasciato in eredità un meraviglioso palazzo con ettari infiniti di terreno sparsi per il mondo.
Poi si pranza, caffeino al volo e si riparte col lavoro, fino a che non arriva l’ora per ritornare a casa (ora tanto attesa da tutti i comuni mortali).
Tutti, più o meno, facciamo questo ogni giorno della nostra vita. Noi esseri umani siamo di una monotonia a dir poco straziante, sembriamo dei bradipi vestiti.
Purtroppo è così che funziona e dobbiamo accettarlo (con un pochina di amarezza) e per farlo dobbiamo partire da un presupposto: il nostro corpo è abitudinario e va bene ma, dobbiamo costringere la nostra mente a non esserlo. Perché? Facile, perché sennò il quotidiano c’incatena e ci risucchia piano piano (che brutta scena).
Quando dico che la nostra mente non deve cedere al succulento crogiolarsi del solito indiscusso “trantran”, intendo dire che dobbiamo giocare coi nostri pensieri; cerco di spiegarmi meglio.
Sei al lavoro e ti trovi nel bel mezzo di un’interminabile riunione tra colleghi, un meeting tremendamente ed infinitamente noioso; cerchi di non farti notare mentre lasci scappare qualche sbadiglio, le provi tutte per tenerti sveglio: pensi alla spesa, a cosa mangerai a cena, al regalo per la moglie o per il marito, agli uccellini fuori dalla finestra ma, purtroppo, la noia vince su ogni pensiero, le palpebre pesano e tu hai già utilizzato la tua unica possibilità di andare in bagno a sciacquarti il viso o a dormire qualche istante di fronte alla macchinetta del caffè. Avete presente? Bene, adesso giocate con me ed allacciatevi la cintura di sicurezza.
Siete sempre nella solita sala riunioni, nei mille discorsi di quella tremenda discussione inutile e perditempo. Chiudete qualche secondo gli occhi (cercando di non farvi beccare in pieno), e nel riaprirli sbizzarritevi, giocate insieme alla vostra mente. Non ci sono regole.
La tavola che prima era quadrata adesso ha cambiato forma, oh, attenzione, non è un semplice e comune tavolo, quella è proprio la Tavola Rotonda ed in quella preziosa sala siete tutti ben vestiti con mantelli e corazze luccicanti. Sei appena diventato un Cavaliere della Tavola Rotonda e molto probabilmente quello con la corona davanti a te che parla con aria sicura è proprio Artù. Lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, noti che i soliti palazzi grigiastri che vedi ogni benedetto giorno non ci sono più, bensì sembra che ci sia una fortezza, beh, ovvio, sei a Camelot! Intorno a voi tutto è cambiato, non ci sono più computer o mobiletti scheletrici, al contrario, una mobilia massiccia e vetrate immense, ci sono enormi stemmi di famose casate, spade di eroi morti in battaglie passate e vessilli di ogni genere. Le tua seggiolina comprata a 12 Euro all’Ikea è diventato un pesantissimo trono magistralmente intagliato e la luce tremendamente artificiale che ti devasta gli occhi è appena cambiata, diventando molto più calda ed è sorretta da maestosi candelabri. Le penne accanto ai centomila fogli pieni di numeri e parole se ne sono andate ed al loro posto ci sono delle bellissime ed affilate spade, pronte ad essere utilizzate nella prossima battaglia che verrà decisa alla fine di questa magnifica riunione.
Spero che la tua situazione sia migliorata, mi raccomando però, quando la riunione lavorativa termina sbrigati a tornare in te, non ti inchinare al tuo capo congedandoti con un imponete “mio Re” o “Sire”!
Vedete, non possiamo lasciare che la nostra mente s’incateni a un dovere quotidiano, sarebbe una perdita troppo grossa, può farlo il nostro corpo, ma non il nostro spirito. Quando vi sentite spossati del vostro solito “trantran”, quando il mondo intorno a voi vi appare pesante e vi sentite frustrati o nervosi e tornate a casa con la fronte corrugata, allora dovete regalare al vostro spirito un piccolo viaggio di fantasia, giocate coi vostri pensieri e sentitevi liberi di conquistare castelli, incontrare maghi, correre insieme agli animali in lontane e remote praterie. Godetevi la vostra fantasia, usatela per voi stessi, è un toccasana, non c’è un foglietto illustrativo e non ve lo dice il dottore di famiglia ma, non costa nulla ed è magnifico.
Oggi ho dovuto regalare al mio spirito un piccolo viaggio e sapete dove mi ha portato la mia fantasia? Ero sulla mongolfiera de “Il giro del mondo in 80 giorni” ed ero in compagnia del gentiluomo londinese Phileas Fogg e del suo fidato maggiordomo Passepartout ed insieme a loro mi sono ricaricata, ho preso una bella boccata d’aria.
Sono tornata a casa col sorriso e il mio animo è leggero.