“Sette volte bosco” di Caterina Manfrini

Lettrici e lettori buongiorno e buon inizio settimana!
Ultimi giorni di Luglio e poi daremo al benvenuto al mese estivo per eccellenza ma prima di tutto questo, parliamo della mia ultima lettura, un romanzo d’esordio che mi ha catturata dall’inizio alla fine.
Il libro in questione è “Sette volte bosco” di Caterina Manfrini pubblicato da pochissimo dalla casa editrice Neri Pozza che ringrazio di cuore per la copia al costo di 18.00€ per 204 pagine.

Dunque, innanzitutto v’invito ad ammirare la bellezza di questa copertina.
Una copertina che calza a pennello con la storia all’interno del libro, una copertina dalle tinte naturalistiche, dai profumi netti e che regala una sensazione di quiete. Caratteristiche che ritroveremo poi nella storia.
Mi sono fermata più volte ad ammirare quest’immagine e c’ho visto la nostra protagonista, la montagna con i suoi spigoli e le sue meraviglie, ho visto la nebbia della vita, quei misteri che non ci spieghiamo. Una copertina evocativa tanto quanto la storia. Ma forse mi sono vista un po’ anche io all’interno di questa copertina.

“Sette volte bosco” di Caterina Manfrini ci porta proprio dopo la Grande Guerra.
La nostra Adalina ritorna dalle sue montagne, nel suo casolare, il màs, dopo aver passato un periodo al campo profughi per gli abitanti del Tirolo. Lì ha trascorso un anno difficile, come si può immaginare, nel quale ha perso entrambi i genitori mentre aspetta ancora suo fratello Emiliano, partito come soldato, ma di lui non ha notizie da mesi. Emiliano è la sola persona che le è rimasta.

Adalina torna dunquenel suo màs ma ben presto si accorge che la Grande Guerra ha lasciato la sua impronta ovunque. Tutto è cambiato; le persone, le parole, il territorio. La memoria le fa sgambetto su com’era prima e sulla realtà di adesso.
Un altro personaggio chiave che s’intrufola nel casolare della protagonista è un soldato, o almeno così si presenta e anche lui è stato toccato in maniera indelebile dal periodo storico.

La montagna non fa solo da sfondo in questo romanzo. “Sette volte bosco” di Caterina Manfrini è parte integrante della montagna che racconta e descrive con dettagli evocativi e poetici. Quella raccontata dall’autrice è una montagna reale, concreta e non idilliaca, un luogo sacro a modo suo con le sue bellezze e le sue asperità.
È un romanzo che racconta di una lacerazione collettiva che ha coinvolto una comunità che giornalmente e a pochi passi alla volta, guarda avanti cercando di ricostruire il loro mondo e la loro terra. Non è una testo banale, che urla o entra a gamba tesa nella testa del lettore. “Sette volte bosco” di Caterina Manfrini è un sussurro, come un fruscio profondo.

Ho trovato questa storia molto intima, ruvida, antica, poetica nelle immagini e nelle descrizioni. Ho empatizzato molto con Adalina che fin da subito avrei voluto abbracciare. Lei sa essere fiore e roccia, delicata e dura. È senz’altro una storia con alla base un grande amore e rispetto per il territorio e per le proprie radici. Ho durato fatica a rallentare; dopo i primi capitoli mi sono ritrovata a divorare queste pagine ma non è quello che la storia vuole. Qui c’è bisogno di lentezza, di assaporare ogni sfumatura e quindi mi sono importa di sfogliare ogni pagina con la giusta attenzione godendomi la storia in tutta la sua forza.

Per chi è? Consiglio questo romanzo a chi ha bisogno di uno stop dalla frenesia che sta vivendo. L’autrice ha creato una storia che respira e fa respirare. “Sette volte bosco” di Caterina Manfrini è per gli amanti della montagna, della storia e della vita semplice e scandita dai ritmi naturali. Ma a prescindere, è un testo che vi consiglio molto, a me è piaciuto davvero tanto sotto ogni fronte.
E dunque lettrici e lettori, spero di avervi invogliati a farci un pensierino perché questo romanzo fresco di pubblicazione merita davvero attenzione.
Vi abbraccio e vi auguro buon proseguimento di giornata!