Partire per poi tornare.

Inizio subito col mettere le mani avanti perché non si parla di me, io lo sapete bene quanto sono legata al mio territorio, al mio paesello, ai colori ed ai profumi del mio caro Chianti, al suo bello ed al suo brutto e mai e poi mai abbandonerò tutto questo.
Parlo infatti di una persona che è entrata a far parte della mia vita da un po’, che aveva mollato le sue radici e da qualche annetto se ne stava nelle lande nebbiose piacentine, una tristezza infinita, lasciatemelo dire.
Finalmente Aprile è finito (yuhuuuu!!!) e quindi torna a casa.
Si parte sempre, che sia per una vacanza, per un lungo viaggio, per lavoro, per trasferirsi in un’altra città e per tutto quello che volete, ma poi, quando si torna a casa, lo si fa sempre col sorriso sul viso e questa volta è davvero bello grande.
Le relazioni a distanza le ho sempre viste come una bella “bega”, stimo tanto chi riesce a portarle avanti ma da una parte mi sento triste per queste persone perché in un modo o nell’altro, non riescono a viversi nel quotidiano, o comunque non a lungo termine. La lontananza, come dice anche il termine stesso, è fatta per allontanare, non per unire e quando due persone vogliono stare appiccicate, beh, è tutto tranne che semplice proprio perché è una continua strada in salita e dopo un po’ i muscoli fanno male e ci si stanca.
Casa è casa, c’è poco da fare, soprattutto se si vive in un paesino dove tutti conoscono tutti, vai al bar in piazza e qualcuno con cui scambiare due chiacchiere lo trovi per forza, riprendere a camminare tra quelle strade che conosci a menadito, quei profumi che ti sono entrati nel naso fin da quando eri in fasce, riassaporare la vita di paese coi suoi ritmi e le sue tradizioni, ecco, credo che in questo momento non ci sia cosa più bella per lui e per noi.
Tornare a casa in maniera definitiva spalanca le porte del “viversi nel quotidiano” e credo che sia doveroso e giusto farlo.
Da oggi questa sua (ma anche un pochino mia) salita finisce e dico FINALMENTE perché nonostante mi piaccia camminare, ogni tanto serve anche qualche discesina per riprendere fiato, senza tregua non c’è lo stop cerebrale, non c’è rigenerazione e, ribadendo il FINALMENTE, tiro un sospiro di sollievo.